BIENNALE ARCHITETTURA 2023: IL LABORATORIO DEL FUTURO
La curatela della prossima Biennale di Architettura è stata affidata a Lesley Lokko architetto, docente, scrittrice, fondatrice e direttrice dell’African Futures Institute, in Ghana. Il titolo della mostra è “The Laboratory of the Future” e l’ambizione della curatrice è anche quella di completare il racconto della storia dell’architettura dando voce a fasce dimenticate di umanità e fasce escluse di practitioner, termine che ha introdotto Lokko proprio per identificare una sfera più ampia, più fluida e più complessa rispetto alle singole professioni di architetto, urbanista, designer, paesaggista, ingegnere.
Photo Courtesy: La Biennale di Venezia
I riflettori sono puntati sull’Africa e sulle persone di origine africana che con la loro presenza e cultura oggi abbracciano il mondo. La curatrice evidenzia come, nella storia dell’architettura, ci sia una sorta di mancanza. Tutto è stato raccontato non tenendo conto di alcune fasce del mondo dunque quel che sappiamo ad oggi della storia è vero ma è incompleto e la mostra mira a far emergere queste voci poco ascoltate, facendole partecipare al dibattito internazionale, creando un confronto partecipato anche durante la manifestazione che non vuole essere un’esposizione ma appunto un laboratorio.
Photo Courtesy: atelier masōmī di Mariam Issoufou Kamara
Oltre il 70% delle opere esposte è progettato da studi gestiti da un singolo professionista o da un team di piccola dimensione, escludendo invece i grandi studi internazionali che sono stati spesso la voce più grande di questa manifestazione. La metà dei professionisti che esporranno provengono dall’Africa o dalla diaspora africana; l’età media è di 43 anni con presenze di giovanissimi. Tra i partecipanti citiamo Adjaye Associates e atelier masōmī di Mariam Issoufou Kamara, studi che provengono dall’Africa o dalla dispora e che riescono ad interpretare necessità e linguaggi contemporanei pur mantenendo radici, cultura, tradizioni e storia di paesi come il Niger o il Ghana.
Photo Courtesy: atelier masōmī di Mariam Issoufou Kamara
Lesley Lokko ha spiegato che il suo titolo mette in evidenza diverse opportunità: intendere l’Africa come laboratorio del futuro, essendo il continente più giovane e con il più rapido tasso di urbanizzazione al mondo, oltreché leggere la stessa Biennale di Venezia come una sorta di laboratorio del futuro, che pone interrogativi e propone soluzioni. Secondo la curatrice, la mostra sarà una sorta di bottega artigiana, un laboratorio in cui architetti e professionisti, provenienti da diverse discipline creative, tracceranno un percorso in cui i visitatori immagineranno o troveranno una lettura del futuro.
Photo Courtesy: La Biennale di Venezia
La serie di eventi collaterali, tavoli di discussione e performance sono quest’anno racchiusi nel programma Carnival che, per i sei mesi di durata della mostra, permetterà uno sguardo trasversale e la partecipazione di un pubblico più ampio ad una manifestazione che è sempre stata esclusiva e settoriale. La curatela anche di questo palinsesto permette, come dice Lesley Lokko, di colmare il divario tra gli architetti ed il pubblico, affidando sempre più all’architettura il compito di raccontare, connettere, includere. La Biennale di Venezia è inoltre impegnata concretamente nel contrasto al cambiamento climatico, sta delinando un modello più sostenibile per la progettazione, l’allestimento e lo svolgimento di tutte le sue attività e promuoverà un’attività di sensibilizzazione e comunicazione verso il pubblico.