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PRIME IMPRESSIONI DA UN’AFFOLLATISSIMA DESIGN WEEK

Fare una stima dei numeri del Salone appena passato è riduttivo. Di questa settimana è importante mettere in mostra il saper fare, il saper pensare, l’imprenditorialità e le eccellenze; noi ci soffermiamo, per ora, sulle prime impressioni, sulle esperienze significative e perché no, emozionanti. Restano con più intensità i momenti in cui abbiamo potuto rallentare, soffermandoci senza fretta, senza essere travolti da fiumane di persone, spesso poco interessate alla parola design, ma che hanno intasato qualsiasi coda, innervosendo gli addetti ai lavori. Abbiamo dunque apprezzato gli eventi più silenziosi, la coerenza tra i testi delle cartelle stampa e quello che abbiamo trovato e vissuto, i racconti che hanno reso speciali le visite, le oasi di tranquillità; abbiamo apprezzato le persone, l’umanità, i luoghi raccolti, ma anche tanti prodotti di cui vi racconteremo nelle prossime settimane.

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Partecipare ad un talk, nei giorni in cui tutto corre a gran velocità sembra impossibile; riuscire a ritagliare quel tempo, più lento, per sedersi, ascoltare un relatore, guardare con attenzione una carrellata di immagini è un impegno da mettere a calendario come il più importante appuntamento di lavoro. Capire per intero il significato di un progetto, raccontato da chi lo ha portato a termine, rendendo fisica un’idea, è di per sé tra le più belle esperienze a cui possiamo partecipare, specie in una settimana carica di numeri, ma, non sempre, altrettanto carica di contenuti significativi. Quello con l’architetto Federico Pompignoli, invitato a descrivere il progetto di Fondazione Prada, è stato uno degli incontri più illuminanti e istruttivi di questi giorni; il suo racconto, denso di dettagli, ha permesso di scoprire le particolarità dell’intervento, le sue origini e il senso del suo sviluppo; e il contesto raccolto e silenzioso della Sala Lettura di Palazzo Giureconsulti, all’interno del programma di eventi di Masterly, ha reso tutto ancor più prezioso.

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Correre tra le varie presentazioni di questa settimana, per un esperto, significa anche riconoscere i temi, i trend, commentarli e catalogarli. Quest’anno leggendo le diverse cartelle stampa, ci si aspettava che la sostenibilità e la seconda vita delle installazioni, per cui si sono spese tante parole, fosse una traccia più che visibile. Purtroppo invece, per gran parte delle presentazioni, immaginarne il riuso risultava impossibile anche agli occhi più esperti; il progettista, consapevole e confidente con le parole allestimento e disallestimento non ha trovato facile riconfigurabilità nelle scenografie. Forse in maniera esplicita e coerente, solo Aēsop, noto brand di cosmetici, con una stanza fatta di saponi sorretti da una griglia in legno ad incastro, è riuscito completamente nell’intento. L’allestimento verrà smontato e rimontato a Londra (impatto del trasporto a parte, il resto sembra fattibile e molto credibile).

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Parlando di riedizioni invece, abbiamo apprezzato l’installazione di Saint Laurent dedicata a Gio Ponti. Rovistare nei cassetti degli archivi sembra il solito paracadute, per presentarsi al Salone quando mancano le novità. Il brand francese però è riuscito nell’intento di riportare il dettaglio di un progetto famoso (quello di Villa Planchart), ripescando il disegno dei segnaposto, diventati per l’occasione un’edizione limitata e numerata di piatti in ceramica. Il catalogo della mostra è forse uno dei più bei documenti cartacei delle ultime 10 edizioni del Salone (avete letto bene, 10). Si tratta di un capolavoro di editoria e grafica; all’interno del fascicolo stampato, sono una vera “poesia” le lettere illustrate da Ponti per i coniugi Planchart. Inoltre, il racconto verbale, puntuale e prezioso del progetto ci ha permesso di scoprire che l’installazione era ispirata al Padiglione Montecatini, disegnato da Ponti nel 1961. La voce narrante di questo racconto, per noi, è stata quella di un giovane attore professionista (Giovanni Rudello), che nella settimana del design, aggiunge la sua capacità d’interpretazione e coinvolgimento, rendendo completo e profondo un progetto già molto sensato e autentico.

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Infine ci soffermiamo su quelle che sono state vere e proprie pause per decomprimere la stanchezza e stemperare il sovraccarico di informazioni visive e stimoli a cui siamo sottoposti in questi giorni. Paola Lenti con la sua oasi, lontana dal centro, dal caos, dalle code che hanno caratterizzato praticamente tutte le visite, ha rappresentato una di queste pause rigeneranti. Un luogo e un momento in cui il lavoro di Nendo ha acquisito ancora maggiore visibilità e intensità. La meraviglia dell’approccio semplice ma geniale del designer giapponese è stata valorizzata e amplificata da un’osservazione lenta, resa possibile in un cortile caratterizzato dal silenzio e dalla freschezza delle proposte d’arredo. Se vogliamo parlare di design, argomento a cui questa settimana è poi dedicata, il giardino di Paola Lenti e le proposte di Nendo ne sono stati un’espressione tra le più coerenti.

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