Le cantine: templi della degustazione e dell’architettura
Quale migliore stagione per dedicare un po’ di attenzione alle cantine, luoghi “sacri” per gli amanti del buon vino e ormai luoghi di sperimentazione nel campo dell’architettura.
Le cantine erano da libro d’architettura contemporanea già sul finire degli anni ’90 quando gli architetti Herzog & De Meuron hanno firmato un importante progetto per l’azienda vinicola californiana Dominus. Il muro in pietre a secco chiuso dalla gabbia metallica è tra i primi elementi di riconoscimento dei due architetti. La pelle dell’edificio è descritta come una sorta di cesto con diversi gradi di trasparenza e permeabilità visiva in cui la luce disegna una serie di giochi in continuo mutamento a seconda delle ore del giorno e delle stagioni. Il grande taglio in corrispondenza di un passaggio carrabile crea la connessione visiva con la collina alle spalle del costruito. L’intento è quello di trovare e mantenere un forte legame con il territorio circostante, pur delineando una silhouette razionalista e monolitica.
Si sono cimentate altre archistar tra tra cui Zaha Hadid che ha lasciato un segno iconico e molto riconoscibile nel progetto per la Rafael Lopez de Heredia Tondonia, antica azienda vinicola spagnola di alto livello. L’involucro dello shop e centro di degustazione ha infatti la forma di un decanter fuori scala e si staglia nel contesto delle architetture tradizionali storiche preesistenti. Il decanter racchiude, come una teca completamente trasparente sul fronte, un piccolo gioiello ovvero il banco di degustazione portato in esposizione nel 1910 dai fondatori della cantina e che è rimasto preservato, intatto e riportato allo splendore con questo progetto.
photo credits Bruno Klomfar
La cantina Nals Margreid di Markus Scherer Archtekt si trova invece sulle Alpi italiane e, nel panorama dei progetti per le aziende viti-vinicole, si colloca tra i progetti che vogliono dialogare con il territorio tramite l’uso di materiali autoctoni; formalmente invece, anziché sagomare l’architettura sulla preesistenza morfologica del territorio, crea volutamente una rottura, si sviluppa con impeto verso la strada, con una serie di spigoli vivi e dall’aspetto quasi tagliente. La copertura piana, ardita per la posizione geografica della cantina, rappresenta un elemento di unione tra i diversi edifici che costituiscono l’azienda, sia quelli preesistenti che quelli di nuova costruzione.