LA BIENNALE D’ARTE : COSA VEDERE DENTRO E FUORI
Si è aperta ad aprile la 59ª edizione della Biennale d’Arte di Venezia curata da Cecilia Alemani con il titolo The Milk of Dreams/Il Latte dei Sogni; tra i tanti, il Padiglione Italia di Gian Maria Tosatti è lo spazio più poetico dell’intera manifestazione, con un ritmo emotivo che difficilmente si respira altrove. La voce di Ornella Vanoni in “Senza Fine” di Gino Paoli, fa da sottofondo all’inizio del percorso; in un attimo si viene catapultati in un’alternanza di spazi di lavoro e spazi domestici, la lancetta del tempo fa balzi all’indietro e in avanti. Ci si trova a camminare in una piazza allestita con una sequenza di macchine da cucire Singer, in cui si respira la presenza umana, nonostante l’assenza e il silenzio; si arriva poi all’ultima stanza, inondata di buio, d’acqua increspata e di lucciole, con la citazione a Pier Paolo Pasolini “darei tutta la Montedison per una sola lucciola”.
Procuratie Vecchie_ Photo credit: www.davidchipperfield.com
Fuori dai Giardini e dall’Arsenale, la città è costellata di mostre. Dopo più di 500 anni torna allo splendore di un tempo, in piazza San Marco, il palazzo delle Procuratie Vecchie su progetto di David Chipperfield. Il progetto di restauro, durato complessivamente cinque anni, crea uno spazio di partecipazione più che uno spazio espositivo. “Riparare, riunificare e adattare i molti strati di questa storica struttura è stata una sfida complessa e gratificante che ci riconnette con il potere dell’architettura sia come sostanza fisica sia come processo di collaborazione”, queste le parole Sir David Chipperfiel.
Procuratie Vecchie_ Edoardo Tresoldi_ Photo credit: Roberto Conte
Alla base della scala del palazzo, ci si imbatte nell’opera installativa permanente, firmata da Edoardo Tresoldi, che riprende l’estetica della colonna antica. L’installazione rappresenta una sorta di “fuoriscala” in cui si modifica il modo di percepire, guardare e interpretare l’opera; salendo le scale, il visitatore può vedere la colonna dalla base all’estremità, in un cambio di prospettiva che innesca a sua volta un ribaltamento concettuale del monumento stesso, della sua imponenza, dei valori di forza e fragilità.
Negozio Olivetti_ Photo credit: FAI
Il Palazzo delle Procuratie Vecchie è anche quello dove, sotto i suoi portici, si trova il negozio di Olivetti firmato da Carlo Scarpa. Ha qui inaugurato una mostra-conversazione tra Lucio Fontana e Antony Gormley, curata da Luca Massimo Barbero. La meravigliosa architettura di Scarpa, nel suo rigore e nella sua perfezione, è una teca silenziosa che enfatizza e valorizza forme e colori delle opere in mostra diventando essa stessa un’opera d’arte da contemplare e da cui contemplare la città.
Arena_ ACP-Palazzo Franchetti
Sanlorenzo oltre ad essere main sponsor del Padiglione Italia ha pensato, con l’Architetto Piero Lissoni, ad un luogo dedicato agli incontri e alla contemplazione. Si tratta di Arena, un elemento a gradini che dai giardini di ACP-Palazzo Franchetti si spinge verso il Canal Grande creando un punto di contatto e relazione visiva con l’acqua e il contesto circostante; si tratta di una sorta di anfiteatro, una scultura in metallo che, oltre a permettere una nuova e diversa prospettiva verso la laguna diventa sede per talk e incontri tra arte, territorio, design.
Libraire Éphémères_ Photo credit: Louis Vuitton
Anche Louis Vuitton ha pensato ad un intervento che si prende cura della città. Il brand francese, che in diverse occasioni ha sostenuto progetti tesi alla conservazione e valorizzazione, ha infatti restaurato una serie di edicole storiche, Libraire Éphémères, dove, oltre quotidiani e riviste, saranno disponibili anche le pubblicazioni del brand tra cui le imperdibili City Guides. Aspettando di vedere risplendere anche le edicole Milanesi (che dovevano essere ripensate per il “mancato” Salone del 2020), ci godiamo le edicole veneziane restaurate da Vuitton.
Immagine di copertina_ Photo Credit: ArteMagazine