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Expo 2020 Dubai: cosa vedere tra padiglioni e “oasi” in città.

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“Connettere le menti, generare il futuro”, con questo ambizioso titolo la manifestazione Expo 2020 Dubai punta ad essere un volano di idee che nel loro insieme, daranno risposte su come la tecnologia e le città potranno, nel prossimo futuro, essere sempre più smart, tra stimoli interculturali e attenzione alla natura. I paesi partecipanti sono 192 con altrettanti padiglioni.

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Photo: Alessandro Ripellino, Adrien Gardère, Luigi Pardo 

“The Forest” è il padiglione svedese che ricrea un ideale percorso tra gli alberi con una struttura sorretta da pilastri (tronchi) in legno provenienti dalle foreste di Dalarna. Alessandro Ripellino Arkitekter, Studio Adrien Gardère e Luigi Pardo Architetti hanno studiato lo spazio rievocando una passeggiata nei boschi ma anche coinvolgendo il visitatore in una mostra didattica dedicata alle nuove città svedesi basate su un’economia bio-circolare.

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Photo: Andreas Keller

Gli architetti di Querkraft hanno preso ispirazione dalle tradizionali torri del vento della cultura araba con le caratteristiche proprietà di regolazione del clima interno. Nel padiglione austriaco, la torre in argilla viene reinterpretata realizzando 38 coni di diverse altezze disposti attorno a tre cortili verdi. I 5 sensi sono stimolati dalla matericità dell’argilla, dai giochi di luci e ombre e dal fruscio delle foglie in un ambiente che invita al relax e ad una riflessione sui metodi costruttivi tradizionali.

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Photo: Ry Galloway, Alin Consstantin

Il Padiglione del Regno Unito è originale anche perché è il primo, dalla nascita delle esposizioni universali del 1851 a Londa, ad essere progettato da una donna, l’artista Es Devlin; richiama l’attenzione sull’importanza dell’Intelligenza artificiale e dei suoi algoritmi. La struttura non contiene una mostra; il padiglione è di per sé la mostra, un vuoto caratterizzato dalla poesia collettiva generata appunto da un algoritmo che combina le parole che i visitatori sono chiamati a scrivere al loro ingresso. L’architettura sembra un’impresa costruttiva collettiva; le piastrelle LED sono progettate in Belgio e prodotte in Cina, l’algoritmo è progettato in California, il legno lamellare è completamente europeo, coltivato ed assemblato in Austria e in Italia, evitando l’uso del cemento armato che avrebbe un impatto inquinante maggiore.

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Photo: Gallery Collectional

Fuori dal sito di Expo Dubai 2020, la città è in costante fermento tra aperture di gallerie, ristoranti e hotel di qualsiasi categoria. Gallery Collectional  è un nuovissimo store dedicato al design da collezione;  nella sua mostra inaugurale, “The Shape of Things to Come”, presenta una selezione di pezzi tra cui accessori e mobili in edizione limitata di vari designer e un lavoro site specific di Sabine Marcelis. Quest’opera si basa sul concetto di miraggio ed è realizzata con specchi colorati che imitano i colori dei deserti e la luce del sole degli Emirati Arabi. Intitolata Mirage appunto, la serie non è solo una dedica al contesto naturale ma fa riferimento anche al vetro e al metallo, materiali che caratterizzano l’architettura di Dubai, una città in continua crescita.

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Photo: Oculis project 

Il ristorante Terra è un elogio alle materie prime naturali e contrasta con l’estetica della  maggioranza di edifici con impressione tecnologica e immense facciate in vetro. Bone Studio ha progettato un ambiente pacato, accogliente, che crea un’oasi di calma in una città dai ritmi frenetici. Una sorta di rifugio anche dopo le stanchezze di una giornata trascorsa tra i padiglioni di Expo 2020. Il giardino interno avvolge le sale del ristorante di verde e di sole; la luce gioca con la terracotta e con l’irregolarità delle pareti in argilla creando movimenti morbidi e assicurando un ambiente caratterizzato da relax e calma.

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