Cinque domande a Vanda studio
Valentina e Aurora si sono conosciute nel 2010 quando Valentina gestiva il suo primo studio a Milano, “stavamo cercando una ragazza che ci aiutasse, si è presentata Aurora e velocemente è passata dal lavorare per me a lavorare con me”. Il nome Vanda nasce dall’unione dei nostri due nomi e la stessa unione la ritroviamo nel nostro modo di lavorare. Nonostante viviamo in due città diverse e abbiamo stimoli totalmente differenti, quando cerchiamo un’ispirazione su un progetto ci capita di trovare le stesse immagini e suggestioni senza essere fisicamente in contatto. Ci occupiamo di progettazione di interni, soprattutto nel mondo del retail o della ristorazione, ma quasi in tutti i progetti seguiamo anche la parte di immagine coordinata e naming. Lavorare a distanza spesso è un ostacolo ma nel nostro caso siamo talmente in sintonia nella visione progettuale arrivando subito ad un’idea condivisa che poi sviluppiamo fino alla fase esecutiva fondendo i nostri due modi di progettare trasformando le diversità in un punto di forza.
- Un progetto che vi racconta?
Ci risulta difficile sceglierne uno solo, ogni progetto per noi è immedesimarsi nello spazio e nella vita dei committenti. Ogni progetto è il racconto di una storia nuova, l’ultima che abbiamo voluto raccontare è quella della Luppoleria; un locale di Piacenza che con colore e attenzione per dettagli punta a riqualificare un intero quartiere. La prima Luppoleria, realizzata ormai un anno fa, nasce da ispirazioni eterogenee che vogliono rispecchiare il melting pot del quartiere. Abbiamo voluto mescolare stili, colori, suggerimenti e storie per aiutare l’integrazione che è ancora difficile da raggiungere nel quartiere. Dallo stesso desiderio nasce anche l’ampliamento del locale, nonostante l’obiettivo sia lo stesso la storia è un’altra e quindi, varcata la porta che unisce i due spazi, cambia il concept e cambia il racconto. In questo ambiente abbiamo disegnato ogni arredo su misura per poterci addossare ai muri antichi, pieni di difetti e spesso non ortogonali, per creare un ambiente che dialogasse con il passato ma che portasse a Piacenza un locale totalmente nuovo. Anche in questo interno non mancano le piante che diventano i personaggi che animano l’intero racconto e si “siedono” a tavola con i commensali.
- Un oggetto a cui non rinuncereste mai?
Non siamo legate a molti oggetti specifici ma in un progetto non rinunceremmo mai al valore della luce come elemento che definisce lo spazio. Spesso nei negozi o nei ristoranti molti tendono a scegliere una luce diffusa che illumini tutto ma noi preferiamo studiare vari tipi di illuminazione a seconda dei vari angoli che si creano all’interno del progetto e le lampade, così come gli arredi, vengono scelte appositamente ogni volta e spesso, grazie al supporto di artigiani locali, realizzate su misura proprio come gli arredi creando degli ambienti unici e irripetibili. La luce però non è solo uno strumento per progettare spazi accoglienti, spesso è un punto focale dello spazio e in questi casi non rinunciamo a scegliere le luci dei grandi maestri per dare subito carattere ad un ambiente. Se dovessimo sceglierne una in particolare sarebbe sicuramente la Parentesi di Castiglioni che caratterizza anche uno degli angoli del nostro studio.
- Il materiale preferito?
In ogni progetto selezioniamo sempre moltissimi materiali e amiamo giocare con i contrasti ma ad un elemento non rinunciamo mai: le piante. Nessun progetto ci sembra finito se non introduciamo l’elemento verde persino se si tratta di progetti retail. Per esempio nei corner che abbiamo realizzato per Nike non abbiamo rinunciato a mixare materiali come il metallo o il ferro con le piante che fanno capolino tra gli indumenti esposti e lo stesso avviene nel nostro ambiente lavorativo dove abbiamo voluto ricreare un ambiente quasi esterno inserendo una pianta di quasi due metri al centro della stanza come se le nostre scrivanie fossero al centro di un parco e non in un normale piano terra della nostra città. Fondere materiali e oggetti (spesso vintage e con una loro storia da raccontare) nella giusta armonia è l’obiettivo di ogni nostro progetto e le piante ci aiutano a rendere subito vivo ogni ambiente.
- La casa descritta in pochi aggettivi?
Progettare una casa per noi non può essere un mero esercizio, piuttosto puntiamo a capire cosa desideri realmente chi le abiterà per donargli uno spazio dove starà bene. Quando progettiamo inseriamo oggetti e arredi di stili differenti curando le proporzioni e i colori in modo che tutto sia bilanciato. La casa è un involucro creato su misura e per questo il cliente spesso non ci sceglie per il nostro portfolio ma proprio per le persone che siamo. Mi sono sentita dire più volte che mi avevano scelta perché sapevo rassicurarli e guidarli durante un percorso molto importante. Spesso i clienti ci portano suggestioni di design trovate sulle riviste ma il nostro lavoro consiste nel sederci con loro e conoscerli realmente per capire com’è scandita la loro vita domestica e costruire intorno ad essa l’ambiente giusto che spesso nasce dalla fusione di oggetti che già possiedono e non vogliono abbandonare con elementi disegnati su misura.
- Il luogo preferito?
Per noi il luogo è un insieme di suggestioni, quindi il luogo per eccellenza è l’aereo. Soprattutto quando ti porta in un luogo dove non sei mai stato, è una promessa, il momento appena prima – la potenzialità infinita delle possibilità del futuro. Il viaggio in aereo è la metafora perfetta della progettazione perché così come ti immagini la meta verso cui stai andando e nella tua testa scorrono immagini che hai visto o le parole di chi ci è già stato, allo stesso modo nel momento in cui si inizia un nuovo progetto si immagina come potrebbe essere e si associano nella nostra mente tutte le suggestioni, i desideri del committente che le nostre suggestioni. L’aereo è anche turbolenza e affidamento nelle mani di qualcun altro così come avviene nella fase del cantiere in cui l’architetto si affida all’esperienza di operai e artigiani senza i quali l’immagine nella nostra mente non si potrebbe mai realizzare.