Cinque domande a DELBOCA&PARTNERS
La sensibilità verso i bisogni reali dell’uomo, è la chiave per decifrare l’attività decennale di sdb+P, perché il luogo e lo spazio sono fattori determinanti della qualità del vivere. Per Giovanni del Boca e Alessandra Amoretti il progetto si forma, di volta in volta, sulle condizioni date (funzione/luogo/contesto) e risponde alle esigenze di chi investe, pubblico o privato che sia. Non hanno soluzioni precostituite e non credono nell’architetto demiurgo. I due progettisti sono convinti che l’architetto debba trovare la soluzione migliore tra le necessità del singolo e quelle della comunità dove interviene. E ogni volta deve ripartire da capo, con una tensione dialettica costante tra interpretazione del contemporaneo (materiali/tecniche/forme) ed emotività, perché all’Architettura spetta sempre il compito di rinnovare l’incanto di far provare emozioni.
- Un progetto che vi racconta?
E’ sempre l’ultimo: ogni nostro progetto è un capitolo di un “romanzo” che stiamo scrivendo, ci serve per far progredire il racconto della nostra ricerca. Ad esempio, la Cooking Academy Gustincanto, appena realizzata a Fidenza (PR), nel cuore della food valley italiana, riassume i risultati della ricerca di sdb+p nel campo della rigenerazione urbana, mantenendo ai massimi livelli la cura del dettaglio architettonico e dell’interior. In un’area industriale dismessa, l’edificio sta innescando un processo virtuoso di nuovi insediamenti, che cambieranno il destino di un intero comparto urbano, introducendo nuove funzioni e nuovi stili di vita.
photo credits: Matteo Piazza
- Un oggetto della storia a cui non rinunceresti mai?
Può essere un quadro, una scultura, una poltrona, una lampada, un’automobile … non è un oggetto ben definito, ma ogni prodotto dove sia riconoscibile l’ingegno e la cultura dell’uomo.
- Il materiale preferito?
Il vetro. Sottile diaframma tra interno ed esterno, il vetro costituisce un limite allo spazio, ma non è un limite della mente. La natura, la luce, l’avvicendarsi delle ore del giorno e delle stagioni, attraversano quel confine rendendo sempre vario lo spazio fisico racchiuso nella costruzione, E’ cangiante, riflettente, resistente. Non si impone sull’architettura, ma si adegua, la sottolinea, la sa valorizzare. È un materiale eterno, il materiale che meglio di tutti sa rinascere dopo essere stato distrutto… è una grande metafora sulla capacità di resilienza.
photo credits: Michele Nastasi
- La casa descritta in pochi aggettivi?
La casa è la proiezione dell’uomo e delle sue esigenze. Deve essere mutevole, sensibile ai cambiamenti della società e ai fabbisogni individuali, deve sapersi adattare alle condizioni del contesto. Talvolta l’identificazione tra l’uomo e il suo habitat non è perfetta, avviene in luoghi impersonali ed alienanti. L’architetto ha il compito di non dimenticare che le case che costruisce sono abitate da uomini, che hanno comportamenti e necessità “individuali”, ognuna diversa dall’altra. Indipendentemente dalle risorse economiche o dalla destinazione particolare, la casa è progettata per chi la dovrà vivere.
photo credits: Matteo Piazza
- Il luogo preferito?
Milano. E’ la città dove ci siamo formati, dove è nato il nostro studio, ormai più di vent’anni fa. Rispetto al nostro studio di Parma, lo studio di Milano rimane in primis il nostro laboratorio creativo, il luogo della sperimentazione e della captazione di come evolve il per darci l’opportunità di capire tali dinamiche e trasporle anche in altri luoghi.