Il container, in questo millennio, è stato usato e forse quasi abusato come elemento d’architettura; si è trasformato da scatola nuda e scarna in involucro protettivo e ricercato a cui si sono dedicati designer, architetti e aziende di tutto il mondo, nel tentativo (riuscito) di trasformarlo in un’opportunità progettuale che permette di controllare il budget, i tempi di lavorazione e installazione, prestare attenzione alla sostenibilità ambientale; in diversi casi i container sono rigenerati dopo il loro “fine-vita”, vengono verniciati, illuminati, imbottiti, foderati, tanto da non riconoscerne più la forma o la derivazione o tanto da lasciarne volutamente a vista le origini e l’estetica.
The Joshua Tree Residence, sorge nell’omonimo parco nazionale americano a circa 50 chilometri da Palm Spring, è una residenza progettata dal designer londinese James Whitaker con la forma di una rosa del deserto e contiene, in circa 200 Mq di superficie, zona living e cucina, tre camere da letto, altrettanti bagni. La residenza utilizza 12 container che verniciati in total white e disposti a raggiera, si pongono nel territorio in maniera avveniristica.
Sempre dall’assemblaggio di 12 container, nasce
Caterpillar House, dell’architetto
Sebastián Irarrázaval; l’abitazione, progettata per un collezionista d’arte, presenta un insieme di
volumi aggettanti in maniera discontinua sulla vallata delle Ande, nella periferia di Santiago del Cile, ed è uno degli esempi rappresentativi per dimostrare la potenzialità compositiva del container. In questo caso gli elementi modulari sono stati affiancati ed accoppiati in lunghezza con elementi inclinati che si adagiano sulla morfologia del territorio circostante. La disposizione degli elementi permette una
ventilazione naturale ottimale e un corretto ingresso della luce, nel contempo i materiali di finitura sono stati scelti per la durevolezza e il contenuto bisogno di manutenzione.
(foto Sergio Pirrone)
Lo studio 2A Design ha lavorato sull’accostamento di più container andandone completamente a mascherare natura e forma originarie. Il risultato è una casa in cui l’impatto esterno è contemporaneo e fresco, l’interno confortevole e spazioso. La casa viene definita The Flying Box proprio perché l’aggiunta di una porzione alta che somiglia ad un’ala e la parte in cui è staccata dal suolo tramite un leggero sistema di pilastri, la fanno sembrare un elemento che sta per spiccare il volo. La costruzione che sorge nel paesino di Orgères, nella parte nord occidentale della Francia, è la risposta alla stretta necessità di lavorare su un lotto di ridotte dimensioni e con un budget limitato.
(Progetto e fotografie di Josué Gillet)
LOT-EK è uno studio di architettura con base a New York a cui è stato affidato il progetto di una residenza ambiziosa in un lotto di terreno nel
quartiere di Williamsburg. Un monolite scultoreo che si stagli lungo la strada ed evoca con il suo
taglio diagonale molto ripido e netto, lo sviluppo che sta rendendo quest’area una delle più ambite della città negli ultimi 10 anni.
L’azienda canadese Honomobo invece progetta e commercializza unità abitative concepite sulla modularità del container ma che rappresentano un’evoluzione contemporanea della casa prefabbricata sia in termini di contenuto estetico che funzionale. Il catalogo prevede una serie di formati e finiture, ma il vero plus di questo tipo di progetto è il fatto di poter avere una previsione molto precisa dei costi e delle tempistiche di realizzazione, garantendo efficienza energetica e comfort.
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