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La sostenibilità è solo un trend?

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Nell’interior design, le superfici si fanno materiche, strutturate, vive, naturali o rispettose della natura. La sostenibilità è un punto di forza ma anche ormai una buona regola della progettazione. Tutto si muoverà nei prossimi anni nell’ambito della sostenibilità; l’Agenda 2030, siglata dai paesi membri dell’ONU, ha fissato una serie di obiettivi in merito al miglioramento della vita sul nostro pianeta e fortunatamente già si inizia a vedere qualcosa di concreto anche nelle opere e azioni che potevano sembrare più lontane.

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Mentre il consumatore diventa più consapevole, informato e preparato, la produzione dovrà necessariamente rallentare i ritmi della sovrapproduzione per concentrarsi maggiormente sulla qualità e il contenuto piuttosto che sul consumo usa e getta e a basso costo. Le etichette dei prodotti di ogni prodotto permetteranno di tracciare la filiera che ha portato il prodotto stesso a diventare un bene che può far parte della nostra quotidianità. Siamo abituati alla filiera tracciabile nel mondo del food, sarà necessario estendere questo meccanismo anche agli altri prodotti.

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Slow food da anni si batte per il diritto alla informazione corretta e alla tracciabilità della filiera promuovendo contemporaneamente un ritorno al piacere del cibo in antitesi con il fast food e garantendo la biodiversità, patrimonio prezioso del nostro pianeta. Questa attenzione, applicata e promossa dapprima sul cibo, oggi allarga gli orizzonti promuovendo la maniera lenta e sostenibile come identificativa di un buon modo di fare business, producendo e commercializzando altri tipi di merce. Slow Fiber, nato recentemente a Torino, al pari di Slow Food vuole mettere al centro la qualità del prodotto ponendo l’attenzione sulla scelta delle materie prime, delle modalità di produzione e sulla durevolevolezza nel tempo. Nel settore dell’interior design, fa già parte di Slow Fiber il brand L’Opificio che produce tessuti per l’arredamento di cui possiamo conoscere materie prime, metodi e tempi di lavorazione, etica dell’intera produzione.

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In generale saremo sempre più attenti anche alla tematica dell’etica progettuale, lavorativa, produttiva. Un oggetto, che sia esso un divano o un abito, dovrà essere “certificato” in tanti aspetti produttivi, coinvolgendo le diverse tappe che prevedono anche l’intervento umano; il consumatore più attento vorrà esser certo di comprare qualcosa per la cui produzione tutti gli individui coinvolti sono stati correttamente trattati e pagati, i materiali sono stati ricavati da prodotti riciclati, sono riciclabili, sono stati prodotti senza impatto negativo sull’ambiente e sull’uomo. Gli interesserà sapere in quanto tempo quel prodotto può essere smaltito, senza accumuli disastrosi di materiali inquinanti. Si parla dunque sempre più frequentemente di etichette parlanti in cui sia possibile avere informazioni aggiuntive e approfondimenti.

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In generale l’uso di materiali sostenibili e naturali è già un trend; lo abbiamo visto nelle ultime sfilate e nell’ultimo Salone. Loewe durante la Design Week di Milano, lo scorso giugno, ha presentato un’installazione in cui tutta l’attenzione era focalizzata sulle tradizioni, i materiali naturali e la cura del manufatto facendoci recuperare l’idea di un prodotto in cui la componente artigianale ne determina i tempi e la qualità. Stella McCartney, da anni impegnata nella ricerca ed uso di materiali sostenibili, ha affiancato B&B Italia presentando la capsule collection dell’iconica poltrona Le Bambole di Mario Bellini che, per l’edizione “anniversario”, si è presentata interamente rinnovata  nella scelta delle materie utilizzate, nei processi produttivi e di “dismissione; la collezione è realizzata con imbottiture green e un rivestimento in tessuto di poliestere 100% biodegradabile.

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