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Cinque domande a Bertero Projects

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Multidisciplinarietà è forse la parola che meglio descrive l’operato dei vent’anni di attività di Fabrizio Bertero e del team Bertero Projects. Lo studio creativo racconta i progetti come un incontro di discipline che vengono usate contemporaneamente, messe a confronto e fatte dialogare attingendo le ispirazioni tanto dalla storia quanto dalla contemporaneità, creando legami che si concretizzano in prodotti e spazi in cui emergono sensibilità verso il contesto, ricerca in ambito artistico e attenzione all’uso di materiali innovativi e tradizionali.

alt="Fabrizio Bertero Projects - 5 domande"

  • Un progetto che ti racconta?

“Il marchio HET (Human Eco Technology) è un nuovo progetto, nato da una visione condivisa con l’imprenditore Beppe Cerutti (100x100Group). HET rappresenta una famiglia di oggetti che usano la tecnologia senza dimenticare l’importanza della natura. La libreria “Trotter” è il primo prodotto della famiglia; elemento divisorio, contenitore, supporto che accoglie un “polmone verde” capace di creare benessere psico-fisico producendo ossigeno, riducendo le onde elettromagnetiche, assorbendo polveri sottili e sostanze chimiche nocive. Il sistema è reso autosufficiente da un impianto di irrigazione, di vaporizzazione e da lampade fito-stimolanti.”

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photo credits: Omar Sartor
  • Un oggetto della storia a cui non rinunceresti mai?

“La poltrona Gilda è un prodotto sospeso fra tempo e spazio, un po’ dandy un po’ vernacolare, un esempio di dialogo fra storia e tecnica in cui le linee morbide dei braccioli e delle gambe sono unite da un elemento che sembra posticcio. La struttura portante visibile acquista una sua estetica, quasi premonitrice del pensiero hi-tech degli anni ’80, ma attraverso il linguaggio eclettico di Mollino. Una cremagliera e una bacchetta metallica ne permettono la regolazione e richiedono un’interazione con chi la usa; io la scelgo quando ho bisogno di rilassarmi ma stando attento a non sedermi sulla punta, altrimenti si ribalta.”

alt="Bertero Projects - Pamono - Poltrona Gilda - Carlo Mollino"

photo credits: Pamono
  • Il materiale preferito?

“Trovo riduttivo parlare di un materiale preferito. Mi interessa il concetto polimaterico e un po’ astratto di Burri che nelle sue opere univa plastica e legno dando ai materiali un senso diverso da quello predefinito. Possono essere utilizzate varie finiture e caratteristiche intrecciando storia e contemporaneità, creando contrasti accentuati tra materiali più rari e materiali più comuni di cui magari se ne decontestualizza l’uso; è naturale abbinare una pietra con un ricomposto usato in edilizia per l’isolamento termico. I moodboard che ne scaturiscono esprimono una “coerenza multimaterica”, sono caratterizzati da contrasti equilibrati, uniscono tecnologia, tradizione e artigianalità.”

alt="Bertero Projects - 5 domande a - Moodboard - Materialboard - Mc Donalds - Morocco - Casablanca"

  • La casa descritta in pochi aggettivi?

” “…dobbiamo dimostrare come la casa sia uno dei più potenti elementi di integrazione per i pensieri, i ricordi e i sogni dell’uomo.” G.Bachelard – La poetica dello spazio. Questa integrazione per me è rappresentata dal buon equilibrio tra benessere e qualità dell’abitare. Nel 2002 il progetto “Bio-Tech-House” (per Abitare il Tempo di Verona) rappresentava lo studio di una tipologia abitativa in cui le piante si spostavano dall’esterno all’interno dell’abitacolo. Quando la cultura “green” era ancora poco “matura”, la nostra proposta si è concretizzata in uno spazio in cui l’integrazione tra valori tecnologici e naturali erano finalizzati al benessere dell’uomo; un polmone verde interno creava equilibrio e migliorava la qualità dell’abitare producendo ossigeno e aria depurata.”

alt="Bertero Projects - 5 domande a - Intervista - Abitare il tempo - Verona - Bio-tech house - 100x100 - Factory Trotter - Bookcase libreria"

  • Il luogo preferito?

La città che mi ha accolto, dove vivo e lavoro, multietnica e piena di diversità. Milano è culla di pensieri e di sogni, in cui convivono storia e modernità, tecnologia e tradizione. Città multiforme dove sono leggibili diversi dialoghi per contrapposizione; uno di questi, vista la loro vicinanza, è tra il Duomo e Torre Velasca, una delle architetture verticali moderne che ha sempre suscitato in me curiosità, fascino e una certa ritrosia, vista la sua semantica. Elemento di rottura e di controversia, la torre ha scatenato dibattiti fra Bakema e Rogers e recentemente è stata elencata tra gli edifici più brutti al mondo.  Insomma, anche a me piace il brutto.”

alt="Bertero Projects - 5 domande a - Torre Velasca - Milano"

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